Castello di Borzano
Il Castello di Borzano, o quello che ne rimane oggi, si erge al centro della valle incontaminata del torrente Lodola, sopra uno sperone di gesso affiorante tra il verde della vegetazione. La sua imponenza sulla alta rupe doveva un tempo incutere paura a chi ne volesse tentare un assalto. Ciò non toglie però che, in diversi secoli il castello venne assalito, distrutto e riedificato. Le tracce di queste ferite le possiamo vedere oggi nel parametro murario di ciò che ne rimane creando problemi di staticità allo stesso. Se poi consideriamo che l’edificio è sulla sommità del monte formato da enormi blocchi di selenite in continuo movimento nei secoli, è già molto pensare che sia sopravvissuto ai terremoti e all’assestamento geologico. Nel sottosuolo infatti, con le infiltrazioni dell’acqua piovana si sono formate gallerie e grotte da cui ha avuto origine, nei millenni, la vicina e più famosa Tana della Mussina. La storia feudale del Castello è complessa e segue le vicissitudini della famiglia dei Conti Manfredi che hanno dominato, per conto degli Estensi, il nostro territorio per più di trecento anni. Le prime notizie scritte le troviamo all’inizio del secondo millennio quando il padre di Matilde, Bonifacio Canossa, è proprietario della “Corte di Borzano” come risulta da una antica pergamena del 1070 presso il Museo Diocesano di Reggio. Non ci sono notizie della costruzione del primo Castello tuttavia possiamo supporre che è in questo periodo che si forma attorno alla rupe il primitivo borgo con la costruzione di una torre che segnerà l’inizio della fortificazione.
Alla metà del XIII secolo il Castello risulta di proprietà della potente famiglia reggiana dei Fogliani, imparentata con il Papa Innocenzo IV. Nel secolo successivo inizia il periodo più disastroso per la vita del Castello che viene assalito, distrutto, bruciato e ricostruito varie volte. Una pietra qui riprodotta , ritrovata nei scavi a cura del Gruppo Archeologico Albinetano, riporta la data di uno di questi primi momenti di ricostruzione. Nel 1461 il Conte Taddeo Manfredi ricostruisce ancora una volta il Castello, come documentava una pietra ora scomparsa ma pubblicata da G. Battista Venturi nella Storia di Scandiano del 1823,attaccata all’ingresso del maniero. All’interno della corte del Castello è ancora conservata una chiesetta dedicata a S. Giovanni, di cui si conoscono i nomi dei vari preti succedutisi nel tempo. Il primo nome trovato negli archivi della Curia Vescovile reggiana è Ugo da Borzano che nel 1256 ha il titolo di “amministratore della Chiesa di S. Giovanni al Castello“. La Chiesa è utilizzata dalla Parrocchia e dai fedeli di Borzano fino all’anno 1590 quando per comodità dei parrocchiani ne viene costruita una più a valle ampliando il vecchio Oratorio di S. Maria della Lodola tuttora utilizzata dai borzanesi. La vecchia pieve viene così abbandonata come pure il Castello che comincia così il suo declino che finirà nell’ultimo scorcio del XVII secolo con l’estinzione di Casa Manfredi e la morte dell’ultimo erede Francesco Manfredi, figlio di Ippolito nel 1695.